Poco tempo fa’ ho ricevuto da un amico l’ennesima email in catena di Sant’Antonio.
Esasperato dal dover perdere tempo a leggere e cancellare email inutili ho risposto piuttosto duramente, esortando ad un minimo di controllo prima di girare email inutili.
La risposta infastidita e testuale di questo amico è stata:
“….non mi costava nulla girare l’email, ritenendo peraltro la cosa non troppo onerosa economicamente, non mi sono accorto di arrecare un danno di siffatte proporzioni al genere umano!!”
Sul momento ho sorvolato, ma questa frase mi rigirava nel cervello.
La prima considerazione è stata: forse non era troppo oneroso per te, caro amico mio, ma perché pretendere di poter e saper valutare anche il tempo degli altri? Purtroppo questo ragionamento è tipico di impiegati a stipendio fisso: il loro tempo infatti, che cazzeggino o lavorino, ha sempre una unica valutazione, comunque remunerativa. Aprire la posta e ogni volta cercare per 10 minuti una email di un cliente tra 1000 stupidaggini vi assicuro che infastidisce non poco il libero professionista; il suo tempo infatti è prezioso perché se perde tempo a spulciare lo spam, non produce.
Ben conscio di questo modo diverso di valutare il proprio e l’altrui tempo (cosa in realtà dovuta, fosse solo per una questione di rispetto) non ho più pensato a questo episodio per alcuni giorni.
Il fatto è ricomparso nella mia testa mentre pensavo ad un divertente giochino matematico: partite da un centesimo, riuscite a convincere un amico a darvi ogni giorno il doppio del giorno prima per un mese e diventerete ricchi. All’inizio sembra una cavolata, il primo giorno 1 cent, il secondo 2 cent, il terzo 4 cent, il quarto 8 cent…..il trentesimo 536870912 centesimi…..ovvero € 5.368.709,12. Ma guarda, 1 cent che si trasforma in 5 milioni di euro in 30 gg al raddoppio.
E qui mi sono ricordato la questione email catena di Sant’Antonio: non avevo infatti ancora dato una risposta (a me stesso) alla seconda parte dell’affermazione del mio caro amico, ovvero “…..non mi sono accorto di arrecare un danno di siffatte proporzioni al genere umano!!”.
Ho quindi applicato il fattore “esponenziale” all’email del mio amico che, in soli 12 secondi (per sua stessa affermazione), l’aveva girata alla sua mailing list di 30 persone.
Per semplicità di calcolo ho ipotizzato che l’email venisse mandata solo a 10 persone, che a loro volta la spedissero ad altre 10 persone. Anche questa sembra una cavolata ma non dimenticate il fattore esponenziale: nel primo passaggio sono coinvolte 10 persone, quando queste 10 la mandano ognuno ad altre 10 abbiamo 100 invii e siamo solo al secondo passaggio, 1.000 al terzo ……e udite udite…. ben 10.000.000.000 di invii al decimo passaggio. Non è un numero impossibile se pensate che la stessa email l’ho ricevuta almeno 15 volte sulla posta e altrettante volte mi è stata rigirata su facebook.
Ok, abbiamo assodato che i 10 invii di partenza del mio caro amico sono diventati 10 miliardi.
Per certo l’email originale pesa 20 Kb (20.000 bit); questo vuol dire che i 10 miliardi di invii hanno causato un movimento di 200.000.000.000.000 di bit che corrispondono a 25.000.000.000.000 di Byte, cioè 25.000.000 di mega, che per semplicità possiamo anche definire come 25.000 Giga, ovvero 25 TeraByte.
Mi rendo conto che chi non ha dimestichezza con questo ordine di misure potrebbe non comprendere l’immensità di questo numero, per cui per semplicità sappiate che corrispondono a circa 35.714 CD musicali e a 6.250 DVD con i vostri film preferiti.
Per scaricare una tale quantità di dati con il vostro pc e la vostra ADSL da 6 Mega(bit) impieghereste 9.259 ore che corrispondono a 386 gg.; questo ipotizzando il pc acceso 24h su 24 e l’adsl che lavora in download a pieno regime, purtroppo però puramente teorico.
Ma qualcuno potrebbe chiedersi: dove risiedono, dove vengono conservati 25 TeraByte di dati mentre girano per la Rete? I dati delle nostre e-email sono conservati inizialmente, prima che noi le scarichiamo sul nostro pc, nei server del nostro provider, che sia Libero, Tiscali o un server aziendale.
Tutti i server si avvalgono di HardDisk per l’immagazzinamento dei dati. La dimensione standard di un hard disk è oggi di 1 TeraByte. Quindi la nostra email, che in 10 passaggi ha generato 25 TeraByte, richiede 25 Hard Disk per essere conservata. Ma tutti i provider hanno sempre pronte delle unità di backup e ripristino, per far fronte ad improvvisi guasti degli hard disk principali; sono quindi degli hard disk “doppioni” degli originali. Il prezzo al mercato di un hard disk della capienza di un TeraByte è di circa 100 euro. Ai provider serviranno quindi 25 + 25 hard disk.
Ne deriva che la spesa per i provider si attesta, in soldini, sui 5.000 euro.
Molto diffuse sono oggi le pennette usb per la connessione ad internet, oppure l’utilizzo del cellulare per leggere l’email. Su questi sistemi il costo, abbastanza standard, è di 0,003 centesimi per KB(yte) scaricato; la nostra email avrebbe quindi per l’utente medio un costo di 0,01 centesimo per essere scaricata e letta (20Kb =20.000 bit =2.500 Byte =2,5 KB*0,003 =0,01 cent – arrotondato per comodità di calcolo).
Sui 10 miliardi di invii generati ipotizziamo che solo il 10% degli utenti utilizzi chiavette usb e cellulari per leggere l’email; ne consegue che almeno 1 miliardo di volte l’email sarà letta con tale sistema generando quindi un costo totale per gli utenti di 100.000 euro (1.000.000.000*0,01/100).
Ma come ben sappiamo, un costo per l’utente finale significa un guadagno per l’Azienda che gestisce la rete telefonica.
Però…..100.000 euro per una sola email…..ma non saranno le aziende telefoniche le originatrici di tutte le “bufale”? Mah!!!!
Abbiamo ipotizzato che il 10% di noi si connette con cellulari, palmari e simili. In Italia l’Adsl non è così diffusa, come vogliono farci credere le pubblicità, perché ben il 50% del nostro territorio non ha ancora l’ADSL. Ma la nostra email gira il Mondo, ipotizziamo quindi che solo un 10% degli utenti mondiali non abbia l’ADSL ma una connessione analogica. Su una connessione analogica la nostra email verrebbe scaricata in 8 secondi circa. Questo implica che per 1 miliardo di invii (il 10% di utenti in analogico) ci vorrebbero 8 miliardi di secondi per scaricarla; la faccio breve e per un semplice calcolo vi comunico che in analogico il nostro miliardo di invii verrebbe scaricato (se dovesse farlo un solo pc) in 92.523 giorni ovvero 254 anni.
Beh…che dire….un bell’impiego del tempo altrui.
Bene, l’email del mio caro amico ha generato un traffico che costringerebbe il mio pc (con l’ADLS) a restare acceso ininterrottamente per più di anno per poterlo smaltire.
Purtroppo però i 10 miliardi di invii significano intrinsecamente che l’email verrà vista e letta ripetutamente 10 miliardi di volte. Quindi 10 miliardi di pc alla loro accensione dovranno smaltire questo piccolo spam.
Una recente indagine ha constatato che 1.000.000 di pc accesi sono responsabili del 2% delle emissioni di CO2; fate voi i dovuti calcoli perché ora io sono stanco.
Questo voleva solo essere un esercizio mentale ma strada facendo mi sono reso conto che si può andare ben oltre. All’inizio infatti non avevo considerato i 100.000 euro di guadagno per le aziende telefoniche e nemmeno l’immissione di CO2. E i server dei nodi internet?, che devono ampliare il loro hardware per far fronte poi a cosa?…a migliaia di catene di Sant’Antonio?!!! Vogliamo anche considerare che ogni giorno, mentre cancelliamo in tutta fretta le diverse email di spam, rischiamo di cancellare l’unica email importante della giornata? E a quell’email di lavoro persa….che valore diamo???
Con questa lunga e noiosa disquisizione non pretendo di sconfiggere le ”bufale” internettiane o di trovare domani la mia email improvvisamente priva di spam ma fate un favore ai vostri amici, non girate loro cose inutili, mantenete i contatti per chiedere come va’, anche solo un “ciao, ti volevo salutare” è sicuramente meglio e più personale di un anonimo “forward”.
Quindi, per concludere, i 12 secondi impiegati dal mio caro amico ad inoltrare una email spazzatura a 10 amici che a loro volta l’hanno inoltrata a 10 amici e così per “solo” 10 volte, hanno causato:
1) 10 miliardi di invii;
2) un traffico nella Rete di 25 TeraByte;
3) un imponente immissione di CO2 nell’atmosfera;
4) una spesa di 5.000 euro per i provider;
5) un guadagno di 100.000 euro per le aziende telefoniche;
e…..ATTENZIONE, quanto precede è generato da una sola email “bufala”.
Il mio caro amico, a cui voglio sempre bene, ha detto che ci ha messo 12 secondi a girare l’email, io ce ne ho messi 30 a verificare su internet che l’email era una bufala: quanto valgono i 18 secondi di differenza?
Grazie per la pazienza.
NOTA BENE: mi sono divertito a fare due conti, spero tu ti sia divertito a leggere i summenzionati calcoli che peraltro sono stati eseguiti a notte fonda; se dovessero esserci errori di qualsiasi natura o volessi aggiungere qualcosa, lascia pure un commento.
4 comments on “Email bufala e catena di Sant’Antonio”
indico
Bellissimo. Complimenti.
ziaangela
concordo 😀
ziaangela
Ma quanto ci hai messo a fare tutti questi calcoli?
ato
però….100.000 euro per le Aziende Telefoniche fanno pensare!!!